VIII. Tutto dunque si ridurrebbe così al rapporto ("segreto") tra l'Autore e le sue "carissime donne" (45)? Ma si pu? davvero ipotizzare (e realizzare ipertestualmente) un anti-modello non-lineare dell'edificio decameroniano che, appartenendo esclusivamente ai piani segreti del Lettore, prenda forma indipendentemente dal disegno d'Autore? Una lettura "post-calviniana" del Decameron parrebbe forse autorizzarlo: non è un caso che tra la "pluralità delle immagini" del Centonovelle Calvino scegliesse proprio quella (performativa) dell'agile salto cavalcantiano, per illustrare, o addirittura modellizzare, la "leggerezza" intrinseca ad ogni "universo" narrativo. Mentre è facile prendere questa immagine ad analogia dell'assenza di gravità di un universo ipertestuale, non va dimenticato che quell'immagine va "letta" secondo l'esegesi "autentica" di Betto Brunelleschi, la quale sembra da parte sua confermare piuttosto, con l'agilità abduttiva di un Lettore modello, la gravitas del messaggio/monito cavalcantiano (46).
È l'Autore stesso d'altra parte (quali che siano i suoi impliciti o "segreti" motivi) a concedere ai suoi destinatari anche la libertà di schermirsi, di essere "padroni a casa (loro)", sottraendosi al compito di una "lettura modello": "Tuttavia che va tra queste leggendo, lasci star quelle che pungono e quelle che dilettano legga: elle, per non ingannare alcuna persona, tutte nella fronte portan segnato quello che esse dentro dal loro seno nascoso tengono" (ed. Branca, p. 1259). Proprio l'impalcatura "paratestuale" delle rubriche (studiata da D'Andrea) (47) consente così di visualizzare una dialettica improntata alla molteplicità, alla scelta, alla libertà del lettore empirico, controbilanciata dalle giunture e gli incastri testuali della cornice. Mentre è difficile balzare in medias res nella lettura di un canto della Commedia, senza porsi il problema dell'orientamento, del quo tendas anagogico, del punto del viaggio in cui si va ad approdare (l'enciclopedia cosmologica della Commedia) è pensabile invece entrare nel palazzo-giardino del Decameron per molteplici ingressi laterali, per la porticina di una qualunque novella (rubrica), senza vertigini o spaesamento eccessivi (e le competenze del lettore "comune" sono di regola sufficienti a cogliere almeno i nessi se non i molteplici sensi della narrazione in corso). In termini ipertestuali, l'autore ci fornisce così, a cominciare dalle rubriche (le singole voci della sua enciclopedia narrativa), un sistema aperto di navigazione.
Il Decameron risulterebbe dunque paradossalmente "sgangherabile" per lo stesso principio per cui si tiene insieme, tale sgangherabilità risiedendo proprio nella sua frantumazione in singole novelle, micro-universi narrativi i quali contengono, a loro volta, l'abbrivio a molteplici "navigazioni" (e interpretazioni) possibili, moltiplicati viaggi testuali, ivi compresi gli itinerari che li collegano tarsversalmente alle altre novelle della stessa giornata o delle altre giornate, dello stesso narratore/narratrice, di altri membri della brigata e così via, addirittura, al di là dei confini del Testo, indietro ai repertori delle fonti o delle tipologie narrative e avanti, via esplorando, all'Enciclopedia virtuale della Letteratura, alla Biblioteca o iper-Biblioteca virtuale del Sapere ecc. ecc (48) ...
È una fondamentale cooperazione (se non una univoca intesa) tra Testo e Lettore (empirico) che l'architettura di un ipertesto ispirato al Decameron deve dunque tentare, a nostro avviso, di mettere in atto o in cantiere: una cooperazione che, mentre da un lato rispetti i modelli culturali, l'enciclopedia che sottende o informa il suo oggetto, non trascuri nemmeno le ragioni costruttive, specifiche delle proprie parziali e locali "competenze". Certo, una lettura arbitrariamente "locale" o deliberatamente parziale, oltre che trasversale, rischia di mancare proprio il gioco di sottili rimandi interni che solo una lettura lineare e integrale dell'Opera consente di ricostruire, a partire dall'ordo autoriale; ma anche questa, a ben guardare, non pu? fare a meno dell'apporto di un lettore mentalmente e culturalmente aperto all'esplorazione multidirezionale del testo. In un certo senso questo è, come si diceva, virtualmente previsto dalla stessa Intentio Operis (e non è forse questo che la critica decameroniana ha fatto e continua a fare con i suoi ripetuti e non esauriti esercizi di ricostruzione/interpretazione dell'architettura complessa del D.?)