II. Partiamo da una facile constatazione, quella che, per tutto il Novecento almeno, il Decameron è stato un testo di straordinaria suggestione e fertilità, secondo una duplice prospettiva: in quanto "grammatica" di forme diegetiche (ovvio il richiamo ai contributi "narratologici" di Viktor Sklovskij e Tzvetan Todorov) e in quanto "enciclopedia" narrativa della cultura medievale (altrettanto ovvio il richiamo ai lavori di Vittore Branca). Possiamo aggiungere che entrambe queste prospettive (variamente intersecantesi nella storia della critica decameroniana) si sono intrecciate ad una vicenda filologica tra le più avvincenti (tanto da sfiorare un autentico "giallo ecdotico", come scrive ancora Vittore Branca nel Lessico) (8). Più di recente l'attenzione di critici e studiosi sembra essersi focalizzata, oltre che sulla "forma-novella", su quello che, con Forni (9), potremmo definire lo "statuto testuale" o il "modello complesso" del Decameron, (il rapporto microtesti-macrotesto, o novelle-cornice entro il "sistema enciclopedico" dell'opera ecc.), diffrangendosi poi ulteriormente su di un duplice versante: quello che potremmo chiamare dei moduli o modelli di produzione retorica e quello, più ampio, definibile invece della ricezione del testo, sulle tracce di una dinamica significativamente prefigurata (o, addirittura, modellizzata) nel testo stesso di Boccaccio, a partire (per intendersi) dall'identificazione "retorica", nel Proemio, di uno specifico gruppo di "lettori ideali" (le donne melanconiche).
L'avvento dei nuovi strumenti e del nuovo paradigma "elettronico" costituiscono a nostro avviso un'occasione di ulteriore verifica (o rilancio) di queste prospettive di fondo, offrendo al contempo un test fertile di conseguenze per il lettore contemporaneo (professionale e non). Intanto, come si diceva, la stessa vicenda filologica sta per arricchirsi di un nuovo capitolo. La codificazione ipertestuale del Decameron a partire dalla edizione elettronica di una costellazione (da rendere accessibile in rete) di testi "preparatori", manoscritti e Zibaldoni, autentici "libri-archivi d'autore" (secondo l'espressione di Armando Petrucci ripresa da Claude Cazalé Bérard) offre un primo terreno di dibattito: che cosa comporta, quali sono le modalitàspecifiche di tale codificazione, quali le operazioni implicite di lettura, i modelli semiologici che vengono per così dire "incorporati" in un testo all'atto della sua codifica, sono tutti quesiti che la filologia informatica deve porsi con rinnovata consapevolezza teorica (e tecnica) ma che tuttavia (come è sempre avvenuto nel vasto universo della letteratura) non esauriscono lo spettro più ampio delle questioni all'ordine del giorno (10). È ormai chiaro infatti che il lavoro filologico-informatico in corso consente tanto di gettare nuova luce, una luce retrospettiva, sul passaggio (non indenne) del testo in tutte le sue fasi di "produzione" o "costituzione", entro vari "paradigmi" (da quello chirografico a quello tipografico per giungere infine a quello elettronico o "compugrafico") e dunque attraverso vari stadî di "concretizzazione" (per adottare la terminologia della scuola di Costanza), quanto di stimolare un'autoriflessione radicale della filologia stessa quale "sistema ermeneutico totale" (11). Non a caso, in un capitolo del suo Notizie dalla crisi, nell'ambito di una discussione del libello di Paul Zumthor, Parler du Moyen Age, lo stesso Cesare Segre ribadisce quanto l'obiettivo ermeneutico gadameriano della "fusione di orizzonti" (del testo e del lettore) debba avvalersi, più di quanto non ne venga ostacolato, di un'idea della comunicazione letteraria "messa in forma che sia consumabile oggi" ed ogni ponte ecdotico lanciato sui baratri dell'alterità culturale medioevale (o sulle infide paludi di una inafferrabile mouvance dei testi) sia destinato a munirsi di una prospettiva semiologica ben radicata nel presente (12). =
Proprio in questa luce pare cruciale tornare a riflettere sul "modello decameroniano", e tanto più nel momento in cui il mezzo elettronico ci fornisce gli strumenti cognitivi e pragmatici di una sua inedita "concretizzazione" (codificazione, rappresentazione e visualizzazione comunicativa) appunto "consumabile oggi" (13).