Quanto la nostra epoca ha forse veramente in comune col Medioevo è al postutto il vorace pluralismo enciclopedico.*
I. "Luminosa finestra aperta sull'universo della narrazione"(1), "uno dei testi che hanno potentemente contribuito a plasmare le nozioni che abbiamo ancora oggi di letteratura e di narrativa"(2), il Decameron si presta oggi più che mai, nell'era della "parola elettronica" (3), ad una riflessione che non riguarda soltanto "l'universo della narrazione" e il luogo occupato in esso dalla narratio brevis ma, a partire da questo luogo strategico, investe in pieno le forme stesse della comunicazione letteraria.
Non a caso, nell'introduzione al recente Lessico Critico Decameroniano, due studiosi informati e sensibili come Renzo Bragantini e Pier Massimo Forni, senza fare esplicito riferimento al contesto tecnologico contemporaneo, sembrano tuttavia dare per implicito che la complessa struttura architettonica del Decameron si presti ad una serie di pratiche interpretative che trovano riscontro nel linguaggio-modello ipertestuale: I contributi, raccolti sotto singole voci o lemmi, sono predisposti come prospettive incrociate, vere e proprie finestre da cui mirare la conformazione stratificata dell'edificio boccaciano. L'effetto di insieme su cui il Lessico si basa non impedisce l'utilizzo dei lemmi singoli o raggruppati in segmenti: ogni saggio, pur armonizzandosi, a nostro avviso, nel complesso dell'opera, rimane così aperto a combinazioni plurime, secondo le necessità del lettore. Quest'ultimo non deve attendersi un panorama esaustivo (come si fosse di fronte a un'enciclopedia boccaciana minore, modellata su quella dantesca e virgiliana) ma invece una rete informativo-interpretativa di base in qualche modo essenziale (4).(corsivi nostri)
Prospettive incrociate, vere e proprie "finestre", conformazione stratificata, segmentazione dei lemmi, combinazioni plurime secondo le necessitàdel lettore, rete informativo-interpretativa di base: per chi ha pratica di ipertesti questa terminologia, queste definizioni rimandano inconfondibilmente alle prospettive aperte dalla trascrizione elettronica dei testi, offrendo a nostro avviso una ulteriore conferma alle tesi di George P. Landow sulla tendenziale convergenza tra tecnologia e teoria critica nel contesto attuale (5). Va solo aggiunto che sembra ormai matura una fase in cui piuttosto che semplicemente limitarsi ad acquisire al lessico critico decameroniano la terminologia della nuova convergenza teorica, ci si dedichi senza riserve anche all'aspetto complementare di tale convergenza, ossia all'applicazione e verifica "sperimentale" delle nuove teorie e dei nuovi strumenti. È nostra convinzione infatti che il nuovo ambiente "tecno-culturale" possa agire da fertile catalizzatore per le nuove prospettive della critica decameroniana. Segnali in questo senso provengono da più direzioni ed è ad esempio di grande interesse che proprio di recente siano stati presentati su Internet i criteri di una edizione critica ipertestuale del Decameron (6). Tale progetto, aggiornato agli sviluppi più recenti della filologia informatica, viene ad aggiungersi (e ad affiancarsi) al nostro Decameron Web, luogo di una sperimentazione ermeneutico-didattica in corso ormai da due anni alla Brown University, a testimonianza di una rinnovata centralità del testo, immesso perà in un in uno spazio della lettura, della scrittura e della comunicazione ancora in gran parte da esplorare (7).