NOTA SUI NOMI

 

 

Cognomi . (SURNAME1, SURNAME2). L’uso dei cognomi era caratteristico del costume dei Fiorentini, ed era in parte da mettere in relazione con la prassi degli scrutini periodici e dell’estrazione dei candidati agli uffici pubblici. Gli individui, la cui parentela di più stretta ascendenza paterna era stata in precedenza tratta agli uffici, potevano essere ammessi agli scrutini come “benefiziati”, mentre invece gli ultimi arrivati venivano votati separatamente. Le famiglie (casate) stabilizzate nel gruppo degli incaricati agli uffici avevano generalmente un cognome, benché ci volesse qualche generazione per maturare un cognome stabile. Nel Catasto del 1427, soltanto il 36% dei capi-famiglia riportati era elencato con il cognome, ma nelle registrazioni dell’archivio-dati delle Tratte ben l’84% degli uomini tratti ai Tre Maggiori possedevano un cognome, a fronte di un 64% di uomini tratti agli uffici delle Arti (gli eletti alle Arti minori avevano minori probabilità di avere un cognome rispetto a quelli estratti alle Maggiori). Tutti gli individui erano comunque indicati con patronimici (talvolta con tre gradi di ascendenza paterna:  padre, nonno, bisnonno), ma qualcuno fra loro non era dotato di cognome. Persone con lo stesso cognome generalmente possedevano un legame di sangue, seppur distante, ed erano tutti per lo più scrutinati nello stesso quartiere e gonfalone (nonostante che qualche individuo, o un ramo familiare, potesse anche cambiare il proprio quartiere ed il gonfalone).

 

I cognomi derivavano spesso da patronimici (Alberti da Alberto, Capponi da Cappone, Ridolfi da Ridolfo), benché questo procedimento non fosse sempre così automatico. I Capponi, per esempio, che ebbero accesso per la prima volta al Priorato nel 1287, adottarono un cognome stabile soltanto verso la metà del quattordicesimo secolo. Tuttavia in questo caso particolare (dal momento che il rapporto genealogico tra i membri della famiglia era chiaro e che i primi prioristi [Rastrelli] li avevano chiamati senza distinzione Capponi) ugualmente come Capponi appaiono essi nella variabile SURNAME1 dell’archivio dei dati, nonostante che i documenti originali ne avessero identificato qualcuno con il patronimico o con il cognome “Del Cappone”, che abbiamo riportato come SURNAME2. (Per più approfondite informazioni  sui nomi fiorentini vedi Anthony Molho, “Names, Memory, Public Identity in Late Medieval Florence” [G. Ciappelli and P. Rubin eds Art, Memory, and Family in Renaissance Florence. Cambridge University Press, 2000]). Talvolta casate familiari senza legami di sangue ma con patronimico simile venivano attentamente distinte nei registri originali con differenti cognomi (così come le famiglie Degli Alberti [talvolta chiamati Alberti del Giudice] che appaiono nell’archivio delle Tratte come “Alberti”, e gli Alberti di Luca, che invece vi risultano come “Lucalberti”).  I Ridolfi presentano invece un altro tipo di problema. Sembra che vi siano state tre branche della famiglia nel quindicesimo secolo, i Ridolfi di Piazza, i Ridolfi di Borgo e i Ridolfi di Ponte. Essi hanno tutti il nome “Ridolfi” nell’archivio dei dati (gli scrivani delle Tratte non facevano distinzioni fra loro), inoltre appaiono tutti nello stesso quartiere di Santo Spirito, anche se non nel medesimo gonfalone. (Il Priorista Mariani nell’Archivio di Stato [ASF, Manoscritti, 248-53] fa alcune di queste distinzioni fra i vari rami della famiglia, che spesso non sono chiare nei registri dei Giornali.)  Nella codificazione dei dati era spesso difficile distinguere fra patronimici e cognomi stabilizzati, non tanto per le grandi casate che compaiono frequentemente (Strozzi, Medici, Albizzi e similari), quanto tra le famiglie meno importanti; perciò abbiamo posto attenzione a non trasformare, nei casi non chiari, patronimici in cognomi. Proprio per questo non tutti gli individui che possono avere avuto un cognome appaiono cognomizzati nell’archivio-dati. Per esempio i Migliorotti, una famiglia delle Arti minori del quartiere di San Giovanni, soltanto gradualmente stabilirono il loro cognome. Una ricerca nell’archivio-dati per il cognome “Migliorotti” produrrà solamente qualche Migliorotti. Fortunatamente, questa famiglia aveva un tipico nome proprio, “Migliorotto”, di modo che una ricerca nell’archivio-dati per il cognome “Migliorotti” o il nome o  il patronimico “Migliorotto” assemblerà ulteriori elementi della famiglia:  (Cerca dove SURNAME1=MIGLIOROTTI, OR NAME1=MIGLIOROTTO, OR NAME2=MIGLIOROTTO, OR NAME3=MIGLIOROTTO, OR NAME4=MIGLIOROTTO). Con questi strumenti si potrà osservare il loro tipico nome proprio evolversi gradualmente in un cognome.

 

I cognomi talvolta derivavano dai luoghi di origine. Esempi lampanti sono i Da Ghiacceto, i Da Panzano e i Da Verrazzano. Nella pubblicazione dei dati abbiamo teso a considerare le località chiaramente identificabili come luoghi di origine caratterizzanti, a meno che non esistesse un gruppo di registrazioni di vaste dimensioni con evidenti interrelazioni confermate dal quartiere e dal patronimico. In questi casi abbiamo considerato i luoghi di origine come cognomi (preceduti generalmente dal prefisso “DA” nella lista dei Cognomi). Si può notare come qualcuno dei luoghi nella variabile ORIGIN fosse posto sicuramente all’interno della stessa Firenze (tali sono “AIFOSSI” o “ALLECONVERT[ITE]”) che erano riportati per identificare più chiaramente individui che altrimenti sarebbero stati privi di cognome.

 

Certe volte le famiglie esitavano fra un cognome ed un altro. E’ senz’altro familiare la storia, più volte raccontata, di una branca della famiglia Tornaquinci (“magnati” e quindi esclusi dagli uffici), che si riciclarono in “popolani” per ottenere l’eleggibilità, e cambiarono il loro nome in “Tornabuoni”. Nell’archivio-dati esiste un certo numero di casi di famiglie, o talvolta pure di singole persone, che erano divise fra due cognomi. Quando era presente, il secondo cognome è stato codificato come SURNAM2, ma questo non era generalmente specificato per tutti gli individui. Non abbiamo tentato di distinguere, o selezionare, fra i doppi cognomi. A questo proposito, esempi significativi sono quello della famiglia Niccolini, qualche membro della quale appare con il SURNAM1 di Sirigatti, e quello dei “Dietisalvi”, che possono comparire anche come “Neroni”. La lista annessa delle Varianti in SURNAM1 contiene un elenco di tali esempi. Abbiamo programmato le procedure di ricerca nell’archivio-dati in modo da consentire di richiamare individui che potrebbero avere più di un cognome insieme, accertandosi personalmente e più a fondo di una davvero poco esplorata situazione: (Cerca dove SURNAM1=X, OR SURNAM1=Y). Un esempio particolarmente complicato, di una famiglia che adotta un cognome, ma che nello stesso tempo è divisa fra due cognomi, è quella dei Buonarroti-Simoni (la famiglia di Michelangelo). Talvolta essa è registrata come Simoni, talvolta come Buonarrroti, altre volte senza il cognome. Fortunatamente essi hanno un tipico nome proprio: Buonarrota. Se si imposta la seguente ricerca correttamente, si potrà ri-assemblare tutti gli esponenti, ed anche scoprire un piccolo fatto conosciuto riguardante Michelangelo.  (Cerca dove SURNAM1=SIMONI, OR SURNAM1=BUONARROTI, OR NAME1=BUONARROTA, OR NAME2=BUONARROTA, OR NAME3=BUONARROTA, OR NAME4=BUONARROTA.).  Ci sarebbero state più apparizioni di Michelangelo nelle registrazioni dell’archivio-dati se il divieto generico (02) non fosse stato escluso (vedi la Nota sulla codificazione e la pubblicazione)

 

In generale, consigliamo nel cercare un individuo nell’archivio-dati delle Tratte, per primo di operare una ricerca sul cognome supposto (SURNAME1) , e poi una seconda indagine per il nome proprio e il patronimico (NAME1 e NAME2) per vedere se qualche registrazione che compaia con quel nome e patronimico, ma senza cognome, abbia un patronimico che potrebbe essere il cognome che si stava inizialmente cercando. (Gli scrivani delle Tratte, comunque, talvolta hanno commesso errori nei patronimici più lontani-più comunemente per omissione, o per omissione di una generazione- e NAME3 e NAME4 sono stati meno profondamente riempiti che NAME1 e NAME2.) Si può scaricare queste registrazioni e assemblarle di nuovo in un foglio di calcolo nel proprio computer.

 

Bisogna notare che la traduzione dei nomi dalla versione latina a quella italiana, e il grado di standardizzazione che abbiamo dato ai nomi, non fa dell’archivio-dati uno strumento pienamente affidabile per chi ricerca l’esatta evoluzione linguistica dei nomi. In ogni caso, si fornirà il ricercatore di una lista delle ricorrenze di un nome, con i numeri del registro e della pagina per aiutare ultieriori ricerche.  L’inserimento di più varianti dei nomi nello stesso archivio-dati è stato impedito dal formato di codificazione già prestabilito e dal numero veramente largo dei casi.

 

In sostanza, i nostri procedimenti per controllare e pubblicare cognomi ha seguito quello stabilito inizialmente da David Herlihy: 1) La versione latina dei cognomi è stata tradotta in versione italiana, 2) Considerando la limitazione a undici caratteri per i cognomi (“Guicciardini” appare come “Guicciardin”), le particelle (Da, De’, Dell’, Degli) venivano spesso omesse, specialmente per le casate che apparivano più frequentemente. Perciò “De Medici” appare sempre come “Medici”, “Degli Albizzi” come “Albizzi”. 3) Per facilitare le ricerche informatiche, le variazioni ovvie nell’ortografia dei cognomi sono state standardizzate (talvolta scegliendo la variante che appariva più frequentemente). Perciò “Compiubesi” e “Compiobbesi” appaiono ambedue come “Compiobbesi”; “Da Diacceto” e “Da Ghiacceto” come “Da Ghiacceto”; “Del Vernaccia”, “Vernaccia” e “Vernacci” sono tutti “Vernaccia”. Siamo stati molto cauti e speriamo di non avere commesso qui molti errori. La lista delle varianti di SURNAM1 fornisce qualche correzione che limita un po’ i cambiamenti nella grafia. Ma bisognerà riferirsi alla Lista dei Cognomi trovati nell’archivio-dati delle Tratte per l’esatta ortografia dei cognomi da usare nelle ricerche. Il cognome nell’archivio-dati potrà apparire in una forma leggermente differente da quella alla quale si può essere abituati. (Per esempio, il padre naturale di Giovanni Boccaccio [che mai conseguì incarichi in qualche ufficio] appare nel nostro archivio. Egli fu eletto Priore nel dicembre del 1322. Il suo nome è talvolta rappresentato come Boccaccino di Chellino da Certaldo, ma nella registrazione è indicato come Boccaccio Ghellini [secondo V. Branca una variante legittima di Chellino o Ghellino] ORIGIN=Certaldo.) 4) La variabile SURNAM2 raramente veniva usata. Essa veniva utilizzata per registrare il secondo cognome, quando appariva, e per descrivere la seconda parte di un nome trascritto su SURNAM1, se la troncatura del nome stesso oltre le undici lettere sembrava renderlo irriconoscibile.

 

Una cautela ulteriore : La procedura “Cerca informazioni su una famiglia o un individuo nell'archivio-dati” dipende principalmente dalle variabili SURNAM1, NAME1, NAME2   e YDRAW. Nello schermo del risultato, le registrazioni saranno ordinate per NAME1 per NAME2 per SURNAME1 per YDRAW. La ragione per cui si evitano ricerche con l’uso del secondo e del terzo patronimico è che, nonostante gli scrivani delle Tratte riportassero sempre il nome proprio, e normalmente anche il primo patronimico, omettevano spesso il secondo ed il tezo. Per cui la ricerca basata su NAME2 e NAME3 produrrebbe probabilmente risultati limitati. Ugualmente, siccome la pratica fiorentina era spesso quella di ripetere nome proprio e patronimico generazione dopo generazione (Piero di Antonio di Piero di Antonio), una ricerca per cognome, nome proprio e primo patronimico farà apparire registrazioni per più di un individuo. Comunque, il fatto che queste ultime siano ordinate anche per la variante YDRAW, cioè in senso cronologico, determinerà un riordinamento nel quale appariranno prima i dati di una persona, poi quelli del suo eventuale omonimo. In più bisognerà fare attenzione, al fine di una migliore individuazione, anche ai codici “05”=minore, e “09”=morto della variante RDRAW, che discrimineranno fra una generazione e l’altra. Spesso uno storico delle elezioni agli uffici politici comincerà col trattare le registrazioni dove l’individuo era respinto perché “troppo giovane”, e finiranno quando egli sarà trovato “morto”; il secondo individuo a sua volta comincerà come “troppo giovane” e poi terminerà in quanto “morto”.

 

Nomi propri (NAME1, NAME2, NAME3, NAME4).

 

L’individualismo della cultura fiorentina produceva una vera e propria pletora di nomi propri (ci sono nell’archivio-dati tanti distinti nomi propri, quasi quanti distinti cognomi). Essi appaiono come primo nome, e come primo, secondo e terzo patronimico. Così come nel caso dei cognomi, i nomi propri sono stati tradotti dall’originale versione latina in quella italiana, e standardizzati ad un’estensione tale da poter facilitare le ricerche nell’archivio-dati. Per cui “Aghinolfo” “Agnolfo” ed “Arnolfo” sono diventati tutti “Arnolfo”; “Adovardo”, “Adoardo” e “Averardo” sono stati omologati in “Averardo”; “Angelo” ed “Agnolo” compaiono ambedue come “Agnolo”; “Ghino” e “Gino” come “Gino”; “Paolo”, “Pauolo”, “Paolino” e “Pagolo” come “Paolo”; e “Pietro” e “Piero” come “Piero” [La lista in appendice delle Varianti del NAME1 enumera le più comuni correzioni]. Una minore standardizzazione ha riguardato NAME3 e NAME4 (in quanto influiscono meno sull’ordinamento). Le varianti in NAME2 sono simili a quelle in NAME1.