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Se si volesse, come Pico, conciliare le prospettive di Tommaso d'Aquino ed Enrico di Gante su questo punto, si dovrebbero assumere le parole "figmentum" e "quidditas" nei loro rispettivi sensi lati. A rigor di termini, figmentum è l'ente fittizio, quello che non ha esistenza né essenza reali; non ha nemmeno origine dalla natura, anche se in certo qual modo risponde ad essa, come il centauro o la sirena. Invece, nell'accezione più generale, figmentum è ogni ens rationis. Dal canto suo, quidditas, nella concezione di Tommaso d'Aquino (cf. De ente et essentia I), è ciò che esprime l'essenza in quanto oggetto della definizione. Così, secondo Tommaso, gli enti fittizi hanno definizione ma non essenza reale. Da questo punto di vista, si assumerebbe che sono "qualcosa", vale a dire che hanno entità quidditativa, nel senso debole di ens, cioè, come soggetto di qualsiasi proposizione il cui verbo fosse "est", ad es., "Centaurus imago est".
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