[ 001 ] Tofano chiude una notte fuor di casa la moglie, la quale, non potendo per prieghi rientrare, fa vista di gittarsi in un pozzo e gittavi una gran pietra; Tofano esce di casa e corre là, e ella in casa se n'entra e serra lui di fuori e sgridandolo il vitupera.
[ 002 ] Il re, come la novella d' Elissa sentí aver fine, cosí senza indugio verso la Lauretta rivolto le dimostrò che gli piacea che ella dicesse; per che essa, senza stare, cosí cominciò:
[ 003 ] OAmore, chenti e quali sono le tue forze, chenti i consigli e chenti gli avvedimenti! Qual filosofo, quale artista mai avrebbe potuto o potrebbe mostrare quegli accorgimenti, quegli avvedimenti, quegli dimostramenti che fai tu subitamente a chi seguita le tue orme? [ 004 ] Certo la dottrina di qualunque altro è tarda a rispetto della tua, sí come assai bene comprender si può nelle cose davanti mostrate; alle quali, amorose donne, io una n'agiugnerò d'una semplicetta donna adoperata che io non so chi altri se l'avesse potuta mostrare che Amore.
[ 005 ] Fu adunque già in Arezzo un ricco uomo, il qual fu Tofano nominato. A costui fu data per moglie una bellissima donna, il cui nome fu monna Ghita, della quale egli senza saper perché prestamente divenne geloso, di che la donna avvedendosi prese sdegno; e piú volte avendolo della cagione della sua gelosia addomandato né egli alcuna avendone saputa assegnare se non cotali generali e cattive, cadde nell'animo alla donna di farlo morire del male del quale senza cagione aveva paura. [ 006 ] E essendosi avveduta che un giovane, secondo il suo giudicio molto da bene, la vagheggiava, discretamente con lui s'incominciò a intendere; e essendo già tra lui e lei tanto le cose innanzi, che altro che dare effetto con opera alle parole non vi mancava, pensò la donna di trovare similmente modo a questo. [ 007 ] E avendo già tra' costumi cattivi del suo marito conosciuto lui dilettarsi di bere, non solamente gliele cominciò a commendare ma artatamente a sollicitarlo a ciò molto spesso. [ 008 ] E tanto ciò prese per uso, che quasi ogni volta che a grado l'era infino allo inebriarsi bevendo il conducea; e quando bene ebbro il vedea, messolo a dormire, primieramente col suo amante si ritrovò, e poi sicuramente piú volte di ritrovarsi con lui continuò, e tanto di fidanza nella costui ebbrezza prese, che non solamente avea preso ardire di menarsi il suo amante in casa, ma ella talvolta gran parte della notte s'andava con lui a dimorare alla sua, la qual di quivi non era guari lontana.
[ 009 ] E in questa maniera la innamorata donna continuando, avvenne che il doloroso marito si venne accorgendo che ella, nel confortare lui a bere, non beveva per ciò essa mai; di che egli prese sospetto non cosí fosse come era, cioè che la donna lui inebriasse per poter poi fare il piacer suo mentre egli adormentato fosse. [ 010 ] E volendo di questo, se cosí fosse, far pruova, senza avere il dí bevuto, una sera mostrandosi il piú ebbro uomo e nel parlare e ne' modi, che fosse mai, il che la donna credendo né estimando che piú bere gli bisognasse a ben dormire il mise prestamente. E fatto ciò, secondo che alcuna volta era usata di fare, uscita di casa, alla casa del suo amante se n'andò e quivi infino alla mezzanotte dimorò.
[ 011 ] Tofano, come la donna non vi sentí, cosí si levò e andatosene alla sua porta quella serrò dentro e posesi alle finestre, acciò che tornare vedesse la donna e le facesse manifesto che egli si fosse accorto delle maniere sue; e tanto stette che la donna tornò, la quale, tornando a casa e trovandosi serrata di fuori, fu oltre modo dolente e cominciò a tentare se per forza potesse l'uscio aprire. [ 012 ] Il che poi che Tofano alquanto ebbe sofferto, disse: “ Donna, tu ti fatichi invano, per ciò che qua entro non potrai tu tornare. Va tornati là dove infino a ora se' stata: e abbi per certo che tu non ci tornerai mai infino a tanto che io di questa cosa, in presenza de' parenti tuoi e de' vicini, te n'avrò fatto quello onore che ti si conviene. ”
[ 013 ] La donna lo 'ncominciò a pregar per l'amor di Dio che piacer gli dovesse d'aprirle, per ciò che ella non veniva donde s'avvisava ma da vegghiare con una sua vicina, per ciò che le notti eran grandi e ella nolle poteva dormir tutte né sola in casa vegghiare. Li prieghi non giovavano alcuna cosa, per ciò che quella bestia era pur disposto a volere che tutti gli aretin sapessero la lor vergogna, là dove niun la sapeva.
[ 014 ] La donna, veggendo che il pregar non le valeva, ricorse al minacciare e disse: “ Se tu non m'apri, io ti farò il piú tristo uom che viva ” .
[ 015 ] A cui Tofano rispose: “ E che mi puoi tu fare? ”
[ 016 ] La donna, alla quale Amore aveva già aguzzato co' suoi consigli lo 'ngegno, rispose: “ Innanzi che io voglia sofferire la vergogna che tu mi vuoi fare ricevere a torto, io mi gitterò in questo pozzo che qui è vicino: nel quale poi essendo trovata morta, niuna persona sarà che creda che altri che tu per ebrezza mi v'abbia gittata; e cosí o ti converrà fuggire e perder ciò che tu hai e essere in bando, o converrà che ti sia tagliata la testa sí come a micidial di me che tu veramente sarai stato. ”
[ 017 ] Per queste parole niente si mosse Tofano dalla sua sciocca opinione; per la qual cosa la donna disse: “ Or ecco, io non posso piú sofferire questo tuo fastidio: Dio il ti perdoni! farai riporre questa mia rocca che io lascio qui ” ; [ 018 ] e questo detto, essendo la notte tanto obscura, che appena si sarebbe potuto veder l'un l'altro per la via, se n'andò la donna verso il pozzo; e presa una grandissima pietra che a piè del pozzo era, gridando: “ Iddio, perdonami! ” la lasciò cadere entro nel pozzo.
[ 019 ] La pietra giugnendo nell'acqua fece un grandissimo romore, il quale come Tofano udí credette fermamente che essa gittata vi si fosse; per che, presa la secchia con la fune, subitamente si gittò di casa per aiutarla e corse al pozzo. [ 020 ] La donna, che presso all'uscio della sua casa nascosa s'era, come vide correre al pozzo, cosí ricoverò in casa e serrossi dentro e andossene alle finestre e cominciò a dire: “ Egli si vuole inacquare quando altri il bee, non poscia la notte. ”
[ 021 ] Tofano, udendo costei, si tenne scornato e tornossi all'uscio; e non potendovi entrare le cominciò a dire che gli aprisse.
[ 022 ] Ella, lasciato stare il parlar piano come infino allora aveva fatto, quasi gridando cominciò a dire: “ Alla croce di Dio, ubriaco fastidioso, tu non c'enterai stanotte; io non posso piú sofferire questi tuoi modi: egli convien che io faccia vedere a ogn'uomo chi tu se' e a che ora tu torni la notte a casa. ”
[ 023 ] Tofano d'altra parte crucciato le 'ncominciò a dir villania e a gridare; di che i vicini sentendo il romore si levarono, e uomini e donne, e fecersi alle finestre e domandarono che ciò fosse.
[ 024 ] La donna cominciò piagnendo a dire: “ Egli è questo reo uomo, il quale mi torna ebbro la sera a casa o s'adormenta per le taverne e poscia torna a questa otta; di che io avendo lungamente sofferto e non giovandomi, non potendo piú sofferire, ne gli ho voluta fare questa vergogna di serrarlo fuor di casa per vedere se egli se ne ammenderà. ”
[ 025 ] Tofano bestia, d'altra parte, diceva come il fatto era stato e minacciavala forte.
[ 026 ] La donna co' suoi vicini diceva: “ Or vedete che uomo egli è! Che direste voi se io fossi nella via come è egli, e egli fosse in casa come sono io? In fé di Dio che io dubito che voi non credeste che egli dicesse il vero: ben potete a questo conoscere il senno suo! Egli dice a punto che io ho fatto ciò che io credo che egli abbia fatto egli. [ 027 ] Egli mi credette spaventare col gittare non so che nel pozzo, ma or volesse Iddio che egli vi si fosse gittato da dovero e affogato, sí che egli il vino, il quale egli di soperchio ha bevuto, si fosse molto bene inacquato. ”
[ 028 ] I vicini, e gli uomini e le donne, cominciaro a riprendere tututti Tofano e a dar la colpaa lui e a dirgli villania di ciò che contro alla donna diceva: e in brieve tanto andò il romore di vicino in vicino, che egli pervenne infino a' parenti della donna. [ 029 ] Li quali venuti là, e udendo la cosa e da un vicino e da altro, presero Tofano e diedergli tante busse, che tutto il ruppono; poi, andati in casa, presero le cose della donna e con lei si ritornarono a casa loro minacciando Tofano di peggio. [ 030 ] Tofano, veggendosi mal parato e che la sua gelosia l'aveva mal condotto, sí come quegli che tutto 'l suo bene voleva alla donna, ebbe alcuni amici mezzani; e tanto procacciò, che egli con buona pace riebbe la donna a casa sua, alla quale promise di mai piú non esser geloso: e oltre a ciò le diè licenzia che ogni suo piacer facesse, ma sí saviamente, che egli non se ne avvedesse. [ 031 ] E cosí, a modo del villan matto, dopo danno fé patto. E viva amore, e muoia soldo, e tutta la brigata.
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