[ 001 ] Tre giovani amano tre sorelle e con loro si fuggono in Creti: la maggiore per gelosia il suo amante uccide; la seconda, concedendosi al duca di Creti, scampa da morte la prima, l'amante della quale l'uccide e con la prima si fugge; ènne incolpato il terzo amante con la terza sirocchia e presi il confessano; e per tema di morire con moneta la guardia corrompono, e fuggonsi poveri a Rodi; e in povertà quivi muoiono.
[ 002 ] Filostrato, udita la fine del novellar di Pampinea, sovra se stesso alquanto stette e poi disse verso di lei: “ Un poco di buono e che mi piacque fu nella fine della vostra novella; ma troppo piú vi fu innanzi a quella da ridere, il che avrei voluto che stato non vi fosse ” ; Poi alla Lauretta voltato disse: “ Donna, seguite appresso con una migliore, se esser può ” . [ 003 ] La Lauretta ridendo disse: “ Troppo siete contro agli amanti crudele, se pur malvagio fine disiderate di loro; e io, per ubidirvi, ne racconterò una di tre li quali igualmente mal capitarono, poco de' loro amori essendo goduti ” . E cosí detto, incominciò.
[ 004 ] Giovani donne, sí come voi apertamente potete conoscere, ogni vizio può in gravissima noia tornar di colui che l'usa e molte volte d'altrui. E tra gli altri che con piú abandonate redine ne' nostri pericoli ne trasporta, mi pare che l'ira sia quello; la quale niuna altra cosa è che un movimento subito e inconsiderato, da sentita tristizia sospinto, il quale, ogni ragion cacciata e gli occhi della mente avendo di tenebre offuscati, in ferventissimo furore accende l'anima nostra. [ 005 ] E come che questo sovente negli uomini avvenga, e piú in uno che in un altro, nondimeno già con maggior danni s'è nelle donne veduto, per ciò che piú leggiermente in quelle s'accende e ardevi con fiamma piú chiara e con meno rattenimento le sospigne. [ 006 ] Né è di ciò maraviglia, per ciò che, se raguardar vorremo, vedremo che il fuoco di sua natura piú tosto nelle leggieri e morbide cose s'apprende che nelle dure e piú gravanti; e noi pur siamo (non l'abbiano gli uomini a male) piú dilicate che essi non sono e molto piú mobili. [ 007 ] Laonde, veggendoci naturalmente a ciò inchinevoli, e appresso raguardato come la nostra mansuetudine e benignità sia di gran riposo e di piacere agli uomini co' quali a costumare abbiamo, e cosí l'ira e il furore essere di gran noia e di pericolo, acciò che da quella con piú forte petto ci guardiamo, l'amor di tre giovani e d'altrettante donne, come di sopra dissi, per l'ira d'una di loro di felice essere divenuti infelicissimi, intendo con la mia novella mostrarvi.
[ 008 ] Marsilia, sí come voi sapete, è in Provenza sopra la marina posta, antica e nobilissima città, e già fu di ricchi uomini e di gran mercatanti piú copiosa che oggi non si vede; tra' quali ne fu un chiamato N'Arnald Civada, uomo di nazione infima, ma di chiara fede e leal mercatante, senza misura di possessioni e di denari ricco, il quale d'una sua donna avea piú figliuoli, de' quali tre n'erano femine ed eran di tempo maggiori che gli altri che maschi erano. [ 009 ] Delle quali le due, nate ad un corpo, erano d'età di quindici anni, la terza aveva quattordici; né altro s'attendeva per li loro parenti a maritarle, che la tornata di N'Arnald il qual con sua mercatantia era andato in Ispagna. Erano i nomi delle due prime, dell'una Ninetta e dell'altra Magdalena; la terza era chiamata Bertella.
[ 010 ] Della Ninetta era un giovane gentile uomo, avvegna che povero fosse, chiamato Restagnone, innamorato quanto piú potea, e la giovane di lui; e sí avevan saputo adoperare, che, senza saperlo alcuna persona del mondo, essi godevano del loro amore. E già buona pezza goduti n'erano, quando avvenne che due giovani compagni, de' quali l'uno era chiamato Folco e l'altro Ughetto, morti i padri loro ed essendo rimasi ricchissimi, l'un della Magdalena e l'altro della Bertella s'innamorarono. [ 011 ] Della qual cosa avvedutosi Restagnone, essendogli stato dalla Ninetta mostrato, pensò di potersi ne' suoi difetti adagiare per lo costoro amore, e con lor presa dimestichezza, or l'uno e or l'altro e talvolta amenduni gli accompagnava a vedere le lor donne e la sua.
[ 012 ] E quando dimestico assai e amico di costoro esser gli parve, un giorno in casa sua chiamatigli, disse loro: “ Carissimi giovani, la nostra usanza vi può aver renduti certi quanto sia l'amore che io vi porto, e che io per voi adopererei quello che io per me medesimo adoperassi; e per ciò che io molto v'amo, quello che nell'animo caduto mi sia intendo di dimostrarvi, e voi appresso con meco insieme quel partito ne prenderemo che vi parrà il migliore. [ 013 ] Voi, se le vostre parole non mentono, e per quello ancora che ne' vostri atti e di dí e di notte mi pare aver compreso, di grandissimo amore delle due giovani amate da voi ardete, e io della terza loro sorella; al quale ardore, ove voi vi vogliate accordare, mi dà il cuore di trovare assai dolce e piacevole rimedio, il quale è questo. [ 014 ] Voi siete ricchissimi giovani, quello che non sono io: dove voi vogliate recare le vostre ricchezze in uno e me fare terzo posseditore con voi insieme di quelle e diliberare in che parte del mondo noi vogliamo andare a vivere in lieta vita con quelle, senza alcun fallo mi dà il cuor di fare che le tre sorelle, con gran parte di quello del padre loro, con essonoi, dove noi andar ne vorremo ne verranno; e quivi ciascun con la sua, a guisa di tre fratelli, viver potremo li piú contenti uomini che altri che al mondo sieno. A voi omai sta il prender partito in volervi di ciò consolare, o lasciarlo ” .
[ 015 ] Li due giovani, che oltre modo ardevano, udendo che le lor giovani avrebbono, non penar troppo a diliberarsi, ma dissero, dove questo seguir dovesse, che essi erano apparecchiati di cosí fare. Restagnone, avuta questa risposta da' giovani, ivi a pochi giorni si trovò con la Ninetta, alla quale non senza gran malagevolezza andar poteva; e poi che alquanto con lei fu dimorato, ciò che co' giovani detto avea le ragionò e con molte ragion s'ingegnò di farle questa impresa piacere. [ 016 ] Ma poco malagevole gli fu, per ciò che essa molto piú di lui disiderava di poter con lui esser senza sospetto: per che essa liberamente rispostogli che le piaceva e che le sorelle, e massimamente in questo, quello farebbono che essa volesse, gli disse che ogni cosa oportuna intorno a ciò quanto piú tosto potesse, ordinasse. Restagnone a' due giovani tornato, li quali molto a ciò che ragionato avea loro il sollecitavano, disse loro che dalla parte delle lor donne l'opera era messa in assetto. [ 017 ] E fra sé diliberati di doverne in Creti andare, vendute alcune possessioni le quali avevano, sotto titolo di voler co' denari andar mercatando, e d'ogni altra lor cosa fatti denari, una saettia comperarono e quella segretamente armarono di gran vantaggio, e aspettarono il termine dato. D'altra parte la Ninetta, che del disiderio delle sorelle sapeva assai, con dolci parole in tanta volontà di questo fatto l'accese, che esse non credevano tanto vivere che a ciò pervenissero.
[ 018 ] Per che, venuta la notte che salire sopra la saettia dovevano, le tre sorelle, aperto un gran cassone del padre loro, di quello grandissima quantità di denari e di gioie trassono, e con esse di casa tutte e tre tacitamente uscite, secondo l'ordine dato, li lor tre amanti che l'aspettavan trovarono; con li quali senza alcuno indugio sopra la saettia montate, dier de' remi in acqua e andar via e senza punto rattenersi in alcuno luogo, la seguente sera giunsero a Genova, dove i novelli amanti gioia e piacere primieramente presero del loro amore. [ 019 ] E rinfrescatisi di ciò che avean bisogno, andaron via, e d'un porto in un altro, anzi che l'ottavo dí fosse, senza alcuno impedimento pervennero in Creti, dove grandissime e belle possessioni comperarono, alle quali assai vicini di Candia fecero bellissimi abituri e dilettevoli; e quivi con molta famiglia, con cani e con uccelli e con cavalli, in conviti e in festa e in gioia con le lor donne i piú contenti uomini del mondo a guisa di baroni cominciarono a vivere.
[ 020 ] E in tal maniera dimorando, avvenne, sí come noi veggiamo tutto il giorno avvenire che quantunque le cose molto piacciano, avendone soperchia copia rincrescono, che a Restagnone, il qual molto amata avea la Ninetta, potendola egli senza alcun sospetto a ogni suo piacere avere, gl'incominciò a rincrescere e per conseguente a mancar verso lei l'amore. [ 021 ] Ed essendogli a una festa sommamente piaciuta una giovane del paese, bella e gentil donna, e quella con ogni studio seguitando, cominciò per lei a far maravigliose cortesie e feste: di che la Ninetta accorgendosi, entrò di lui in tanta gelosia, che egli non poteva andare un passo che ella nol risapesse e appresso con parole e con crocci lui e sé non ne tribolasse.
[ 022 ] Ma cosí come la copia delle cose genera fastidio, cosí l'esser le disiderate negate multiplica l'appetito: cosí i crucci della Ninetta le fiamme del nuovo amore di Restagnone accrescevano. E come che in processo di tempo s'avenisse, o che Restagnone l'amistà della donna amata avesse o no, la Ninetta, chi che gliele rapportasse, l'ebbe per fermo: di che ella in tanta tristizia cadde e di quella in tanta ira e per consequente in tanto furor trascorse, che, rivoltato l'amore il quale a Restagnon portava in acerbo odio, accecata dalla sua ira, s'avisò con la morte di Restagnone l'onta che ricever l'era paruta vendicare. [ 023 ] E avuta una vecchia greca gran maestra di compor veleni, con promesse e con doni a fare un'acqua mortifera la condusse: la quale essa, senza altramenti consigliarsi, una sera a Restagnon riscaldato e che di ciò non si guardava diè bere. La potenzia di quella fu tale che, avanti che il matutino venisse, l'ebbe ucciso; la cui morte sentendo Folco e Ughetto e le lor donne, senza saper che di veleno fosse morto, insieme con la Ninetta amaramente piansero e onorevolemente il fecero sepellire. [ 024 ] Ma non dopo molti giorni avvenne che per altra malvagia opera fu presa la vecchia che alla Ninetta l'acqua avvelenata composta avea, la quale tra gli altri suoi mali, martoriata, confessò questo, pienamente mostrando ciò che per quello avvenuto ne fosse; di che il duca di Creti, senza alcuna cosa dirne, tacitamente una notte fu d'intorno al palagio di Folco, e senza romore o contradizione alcuna presa ne menò la Ninetta, dalla quale senza alcun martorio prestissimamente ciò che udir volle ebbe della morte di Restagnone.
[ 025 ] Folco e Ughetto occultamente dal duca avean sentito, e da loro le lor donne, perché presa la Ninetta fosse, il che forte dispiacque loro; e ogni studio ponevano in far che dal fuoco la Ninetta dovesse campare, al quale avvisavano che giudicata sarebbe, sí come colei che molto ben guadagnato l'avea; ma tutto pareva niente, per ciò che il duca pur fermo a volerne fare giustizia stava. [ 026 ] La Magdalena, la quale bella giovane era e lungamente stata vagheggiata dal duca senza mai aver voluta far cosa che gli piacesse, imaginando che piacendogli potrebbe la sirocchia dal fuoco sottrarre, per un cauto ambasciadore gli significò sé esser ad ogni suo comandamento, dove due cose ne dovesser seguire: la prima, che ella la sua sorella salva e libera dovesse riavere; l'altra che questa cosa fosse segreta. [ 027 ] Il duca, udita l'ambasciata e piaciutagli, lungamente seco pensò se fare il volesse, e alla fine vi s'accordò e disse che era presto. Fatto adunque di consentimento della donna, quasi da loro informar si volesse del fatto, sostenere una notte Folco e Ughetto, a albergare se n'andò segretamente con la Magdalena. [ 028 ] E fatto prima sembiante d'avere la Ninetta messa in un sacco e doverla quella notte stessa farla in mare mazzerare, seco la rimenò alla sua sorella e per prezzo di quella notte gliele donò, la mattina nel dipartirsi pregandola che quella notte, la qual prima era stata nel loro amore, non fosse l'ultima; e oltre a questo le 'mpose che via ne mandasse la colpevole donna, acciò che a lui non fosse biasimo o non gli convenisse da capo contro di lei incrudelire.
[ 029 ] La mattina seguente Folco e Ughetto, avendo udito la Ninetta la notte essere stata mazzerata e credendolo, furon liberati; e alla lor casa, per consolar le lor donne della morte della sorella tornati, quantunque la Magdalena s'ingegnasse di nasconderla molto, pur s'accorse Folco che ella v'era: di che egli si maravigliò molto, e subitamente suspicò, già avendo sentito che il duca aveva la Magdalena amata, e domandolla come questo esser potesse che la Ninetta quivi fosse. [ 030 ] La Magdalena ordí una lunga favola a volergliele mostrare, poco da lui, che malizioso era, creduta. Il quale, a doversi dire il vero la costrinse; la quale dopo molte parole gliele disse. Folco, da dolor vinto e in furor montato, tirata fuori una spada, lei invano mercé addomandante uccise.
[ 031 ] E temendo l'ira e la giustizia del duca, lei lasciata nella camera morta, se n'andò colà ove la Ninetta era, e con viso infintamente lieto le disse: “ Tosto andianne là dove diterminato è da tua sorella che io ti meni, acciò che piú non venghi alle mani del duca ” . La qual cosa la Ninetta credendo e come paurosa disiderando di partirsi, con Folco, senza altro commiato chiedere alla sorella, essendo già notte, si mise in via, e con que' denari a' quali Folco poté por mani, che furon pochi; e alla marina andatisene, sopra una barca montarono, né mai si seppe dove arrivati si fossero.
[ 032 ] Venuto il dí seguente ed essendosi la Magdalena trovata uccisa, furono alcuni che per invidia e odio che a Ughetto portavano, subitamente al duca l'ebbero fatto sentire: per la qual cosa il duca, che molto la Magdalena amava, focosamente alla casa corso, Ughetto prese e la sua donna; e loro, che di queste cose niente ancor sapeano, cioè della partita di Folco e della Ninetta, constrinse a confessar sé insieme con Folco esser della morte della Magdalena colpevole. [ 033 ] Per la qual confessione costoro meritamente della morte temendo, con grande ingegno coloro che gli guardavano corruppero, dando loro una certa quantità di denari, li quali nella lor casa nascosti per li casi oportuni guardavano: e con le guardie insieme, senza avere spazio di potere alcuna lor cosa torre, sopra una barca montati di notte se ne fuggirono a Rodi, dove in povertà e in miseria vissero non gran tempo.
[ 034 ] Adunque a cosí fatto partito il folle amore di Restagnone e l'ira della Ninetta sé condussero e altrui.
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