Conclusiones CM publice disputandae

secundum doctrinam latinorum arrow 2. Thomae Aquinatis

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I.2.28. Tota libertas est in ratione essentialiter.

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All: Esencialmente, la libertad está toda en la razón.
 

 


 

 

All: Si deve distinguere tra due questioni. Una riguarda le concezioni antropologiche medievali: in questo senso generale, si possono rintracciare due tradizioni, l'intellettualistica e la volontaristica, a seconda che l'attenzione venga messa sulla condizione di animale razionale o di animale libero -o razionale e libero- come differentia nella definizione di uomo. Comunque, dal momento in cui essere libero per l'uomo suppone l'essere razionale, si tratta di sfumature. Un altro problema, più specifico e la cui soluzione non si deve supporre necessariamente parallela a quella del primo, è determinare in quale facoltà è radicato il libero arbitrio umano, se nell'intelletto o nella volontà. In questo senso, la posizione di Tommaso d'Aquino, come si vede in questa tesi, è netta. Per quanto riguarda Pico, sia che si tenga conto della sua opera nel complesso, sia che si considerino soltanto le prime pagine dell'Oratio, le sue tesi lo renderebbero al primo sguardo un "volontarista". Ma solo nel senso generale ormai accennato. Per quanto riguarda la questione della facoltà in cui è radicato il libero arbitrio, Pico ha sottolineato spesso la dipendenza della volontà dalla conoscenza, ad esempio, nel Commento II, 5, dove dichiara -quasi socraticamente- che, essendo la volontà una facoltà cieca, poiché non conosce, non si può per conseguenza chiamare pienamente "volontario" l'atto libero mediante il quale sceglie il male, dato che, per se stessa, la volontà non lo sceglierebbe mai. In quel caso, essa è stata ingannata dal giudizio dell'intelligenza. Ma in realtà, il Mirandolano non segue i termini scolastici del dibattito, in cui si tratta di determinare la facoltà che formalmente costituisce la sede della libertà.